
Inclinando il bicchiere di 45° su un fondo bianco, con una luce possibilmente naturale o bianca.
Il colore per il vino è come la fotografia sulla carta d’identità: permette di capire l’età. Nei vini bianchi, cromatismi tendenti al verde sono tipici dei vini giovani;
un vino più vecchio assume tonalità dorate.
I vini passiti da uve bianche hanno tonalità ambrate o dorate.
Nei vini rossi un colore tendente al viola indica un vino giovane;
quando nel bicchiere il vino assume colori aranciati significa che è più vecchio.
Facendo roteare il vino nel bicchiere, compaiono degli archetti.
Le “lacrime” che gli archetti formano indicano il grado alcolico.
Più sono numerose le “lacrime”, più il vino ha una gradazione alcolica elevata.
Di un vino si osserva anche l’effervescenza.
Questi gli elementi da esaminare: la grana delle bollicine
(grossolane, abbastanza fini, fini);
il numero di bollicine (scarse, abbastanza numerose, numerose).
Infine, la persistenza del perlage può essere:
evanescente, abbastanza persistente, persistente.
il vino solletica anche l’udito.
Musica e testi, nelle canzoni moderne così come nel melodramma, celebrano il vino.Lo fanno Giuseppe Verdi, Amadeus Mozart, Charles Baudelaire, Gioacchino Rossini, Gaetano Donizetti, Pietro Mascagni. Fino a “Lambrusco e Pop Corn” di Ligabue.
I vini bianchi effervescenti si stappano senza fare rumore.
I canti popolari costituiscono un binomio piuttosto stretto con la vendemmia, la pigiatura delle uve, fino ai brindisi e alle bevute insieme. Perché il vino, è innegabile, è allegria.Da qui canti popolari, filastrocche, ma anche più elevati momenti di brindisi nell’opera.
termica (dovuta alla temperatura); pseudo-calore o causticità (dovuto all’alcol);
astringente (dovuta ai tannini); pungente (dovuta all’anidride carbonica);
consistente (dovuta all’estratto)
Nella cavità orale e sulla lingua, in modo particolare nella sua zona centrale.
Le bottiglie di vino hanno un nome anche in base alla forma
In vetro più o meno pesante, è forse la forma di bottiglia più diffusa e versatile. È originaria di Bordeaux (da qui il suo nome) e contiene sia vini bianchi che vini rossi. Nel primo caso è quasi sempre di vetro trasparente, nel secondo è prevalentemente verde scuro ma non mancano, soprattutto in Italia, bordolesi marroni. L'utilizzo del vetro trasparente per i vini bianchi è regola piuttosto deprecabile. Proprio i vini che avrebbero infatti maggior bisogno di protezione, vengono imbottigliati con vetro di colore trasparente che non filtra in alcun modo l'azione logorante della luce.
Tipica della Borgogna, è adatta sia ai bianchi che ai rossi ed è largamente usata in tutto il mondo, soprattutto per gli Chardonnay e per i Pinot Nero. Il vetro è verde scuro o marrone per i rossi, color foglia morta o trasparente per i bianchi.
Simile alla Borgognona è utilizzata in Piemonte soprattutto per i vini rossi. È quasi sempre di colore marrone.
Originaria della zona del Reno, è bottiglia in vetro verde (per vini di Mosella e Alsazia) o marrone, ed è usata per i vini bianchi fruttati di Germania, Alsazia e di molte altre zone del mondo.
Era utilizzata soprattutto dai produttori marchigiani di Verdicchio. Il colore è generalmente verde.
Realizzati in vetro soffiato, sono rivestiti di paglia intrecciata a mano. Tipici della Toscana, sono stati per molti anni sinonimo di Chianti. La capienza di queste particolari bottiglie è di circa 2 litri.
Il vetro è scuro, pesante, spesso. Ha il fondo concavo e resiste alla pressione che lo spumante esercita al suo interno (fino a 6 atmosfere).
Dalla loro combinazione scaturiscono differenti profumi, dovuti:
al tipo di vitigno (profumi primari o varietali)
agli effetti della vinificazione (profumi secondari o fermentativi)
all’invecchiamento del vino (sono profumi terziari o postfermentativi)
Alcune più famose note del settore primario sono quelle di frutta.
Quando i profumi del vino coincidono anche con i sapori percepite in fase di degustazione, si parla di perfetta corrispondenza tra naso e bocca.
Anche il terreno può trasmettere i propri odori al vino:
è quella che si chiama mineralità.
All’esame olfattivo, i profumi del vino sono classificati secondo i seguenti raggruppamenti:
floreali, fruttati, frutti secchi e confetture, erbacei e vegetali, erbe aromatiche,
speziati, tostati, animali, eterei, sentori diversi.
Questi invece i difetti del vino:
odore di tappo, odore di muffa, anidride solforosa, odore di feccia, odore di aceto.
il dolce, l’amaro, il salato e l’acido.
I sapori vengono percepiti dalle papille gustative, ma ciò non avviene solo attraverso la lingua, ma anche nel cavo oro-faringeo e nel tratto superiore dell’esofago.
Attraverso il gusto si determinano anche l’intensità (legata alla tipologia dell’uva, alle metodologie di vinificazione, alle condizioni generali dell’annata e allo stato di conservazione del vino); la persistenza (legata al tempo in cui le sensazioni gustative continuano ad essere percepite dopo aver deglutito); l’equilibrio fra le componenti morbide (rappresentate dagli elementi che hanno un gusto dolce o tendenzialmente dolce, come zucchero, alcol e glicerolo) e le componenti dure (che sono rappresentate da acidi, sali minerali e, nel caso dei vini rossi, polifenoli e tannini).